Il ripristino dell'impianto elettrico si è rivelato essere uno degli aspetti più complessi di tutte le operazioni di recupero del rifugio.

Pochi erano gli indizi a disposizione; dagli atti vandalici erano state risparmiate alcune scatole di derivazione, mentre fortunatamente, in tutti gli ambienti realizzati a mattoni, la presenza di alcune grappe in metallo, o di quello che ne restava, e di porzioni di cavo, hanno dato un'informazione inequivocabile sul passaggio dei fili elettrici, che avveniva a vista.

Si è proceduto quindi, a liberare le tracce, laddove esistenti, dai cavi preesistenti, per poterle riutilizzare per il passaggio del nuovo impianto. Negli ambienti a mattoni l'impianto ricostruito rispetta, nel passaggio dei cavi e nei punti luce, quello originario.

Gli interruttori e le prese, non più esistenti, sono stati sostituiti con pezzi originali in bachelite della fine degli anni '30 del Novecento; lo stesso dicasi per i portalampade in ceramica, anch'essi pezzi originali dei primi anni '40. Le plafoniere tonde e a tartaruga sono state utlilizzate basandosi su documentazione fotografica di altri bunker realizzati in Italia durante l'ultimo conflitto mondiale.

Scudetto Brevetti Rapizzi ItaliaIl quadro elettrico, di cui rimaneva soltanto l'impronta in cemento, ubicato pochi metri dopo aver superato la porta carrabile, è stato ricostruito con pezzi originali della "Premiata Ditta Gaetano Rapizzi", serie Zeus, molto utilizzati a cavallo degli anni '30 e '40: realizzati con guscio in bachelite marrone, hanno una levetta smaltata di rosso e verde a seconda che l'interruttore sia aperto o chiuso. La Rapizzi fu fondata nel 1912 a Parabiago (MI); lo stemma dell'azienda è composto da una croce sabauda (bianca su fondo rosso) inserita all'interno di un triangolo giallo-oro. E' stata proprio la Rapizzi, negli anni '40 a realizzare e commercializzare in Italia il primo interruttore magnetotermico. La gloriosa storia della Rapizzi può essere approfondita sul sito del "Museo La Luce".

Ma la sfida maggiore è stata quella di dover realizzare un impianto senza avere a disposizione un'utenza. La linea elettrica, che sicuramente un tempo arrivava al rifugio, non è ovviamente più in funzione e non è stato possibile portare una linea dedicata solo per le esigenze di musealizzazione. Si è provveduto pertanto a realizzare un impianto a basso voltaggio, utilizzando lampadine a led da 3 e 5 W, alimentato da un pacco batterie, ricaricato grazie ad un pannello solare micro amorfo e, nel caso in cui l'irraggiamento solare non sia sufficiente,da un gruppo elettrogeno.

Si ringrazia sentitamente Davide Parissenti che, con pazienza e dedizione, ha reso possibile la realizzazione del nuovo impianto elettrico.

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